La nostra storia
Operazione Africa ODV
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Operazione Africa non dispone solo di un presente ricco di attività articolate, ma può permettersi il lusso di scrutare nel proprio passato, per trarvi sempre nuovi stimoli. Infatti, l’attività di Operazione Africa nacque negli anni sessanta attorno al padre gesuita Giovanni Puggioni, responsabile regionale per la Sardegna della Lega Missionaria Studenti. Era solito in quegli anni organizzare dei viaggi di lavoro nel Congo, allora chiamato Zaire, con degli studenti liceali. Durante il viaggio del 1970 si imbatté nel lebbrosario di Mosango, la cui miseria estrema lo colpì al punto da indire, al suo ritorno in Sardegna, una campagna denominata “Operazione Mosango”, che in pochi anni (1973-75) permise la realizzazione del Padiglione di Pediatria, altrimenti denominato “Ospedale Sardegna”. Il numero dei bambini salvati dalla morte per fame, le piste e gli acquedotti che risparmiavano tanti chilometri ai lebbrosi rappresentarono uno stimolo fortissimo a continuare di anno in anno l’attività di sensibilizzazione contro la fame e la lebbra in Africa. A tutt’oggi possiamo stimare in centinaia di migliaia le persone curate, e presumibilmente salvate grazie a questa struttura. Nel frattempo quella singola campagna “Operazione Mosango” si trasformò in pianta stabile in “Operazione Africa” (costituitasi associazione nel 1982, divenuta poi Onlus nel 2002, ODV nel 2019, e affiliata da sempre al Magis, la ONG dei Gesuiti italiani dedita alla cooperazione internazionale), e col nome di “Operazione Africa” ha operato in questi decenni, proponendo l’adozione a distanza di migliaia di bambini africani, brasiliani e di lebbrosi. Venne ideato nelle scuole di ogni ordine e grado il concorso “Sardegna - Africa” che sensibilizzava gli studenti a prendersi carico a distanza dei loro coetanei africani e premiava alla fine di ogni anno scolastico le scuole e i singoli che durante l’anno si erano maggiormente distinti nelle iniziative di solidarietà per l’Africa con mostre, spettacoli, gare sportive ecc. Durante gli anni si susseguirono diversi viaggi nel continente africano; per ben diciotto volte Padre Giovanni, accompagnato dai volontari coinvolti durante la campagna nelle scuole, tornarono in Congo, passando per Mosango e costruendo o finanziando ospedali e scuole a Tumikia, Kikimi, Jakamba, Boudjala, Djuma, Khinshasa, e in varie altre località dell’Africa. Lo slancio solidale dei giovani sardi non si fermò neanche quando negli anni novanta la guerra in Congo impedì di partire per il consueto campo estivo di lavoro. Si decise allora di aprire un nuovo fronte d’azione in Brasile dove già da qualche anno Operazione Africa sosteneva alcune missionarie sarde. Fu lanciata una nuova campagna: “Operazione Esperança”; tre gruppi di volontari partirono con un progetto di alfabetizzazione nei villaggi di Peritorò e Bom Jardim nello stato del Maranhao, il più povero di tutto il paese. Inizialmente furono realizzate delle “escolinhas” per la prima alfabetizzazione, il tutto unito all’adozione a distanza di centinaia di bambini in condizioni di estrema povertà. In seguito questo progetto è evoluto nella realizzazione di due centri polifunzionali, che garantiscono sostegno scolastico, formazione professionale, accompagnamento umano, e anche un sostegno alimentare a tutti i giovani iscritti ai due centri.
Col passare degli anni furono aperti nuovi “fronti” d’azione: Somalia, Kenia, Brasile, Ruanda, Gabon, Madagascar; Benin, Uganda, Albania, Bosnia, Romania, Palestina, Etiopia, i paesi di volta in volta raggiunti dalla generosità dei sardi. Innumerevoli le strutture costruite, soprattutto nella R.D. del Congo, nel Madagascar, e in Ruanda [link su realizzazioni OA]. Questo paese vide un grosso sforzo associativo nel sostegno all’orfanotrofio di Nyundo, che raccoglieva oltre cinquecento bambini, vittime dell’orrendo genocidio ruandese. Sempre Operazione Africa si è caratterizzata nella realizzazione (nella forma del co-finanziamento a referenti locali) di strutture a carattere sanitario (dispensari, ambulatori, cliniche) o a carattere scolastico (scuole primarie e professionali). La realizzazione di queste strutture sottolinea l’impegno dell’associazione in una delle sue battaglie preferite: la lotta contro l’analfabetismo, causa ultima di innumerevoli miserie non solo materiali, ma anche morali e culturali del continente africano. Mediante questa opzione per l’istruzione si cerca di contrastare ciò che è alla radice di tante ingiustizie e sopraffazioni. Certamente, la realizzazione di complessi scolastici in questi paesi, intende essere una sfida controcorrente, che supera le logiche assistenzialistiche, spesso induttrici di logiche parassitarie e potenzialmente dannose. Invece, la realizzazione di progetti di questo genere, finisce per costituire la prima tappa nel processo dello sviluppo economico di un paese, che non obblighi i suoi giovani a politiche migratorie che, di fatto, finiscono per impoverire i paesi terzomondiali.
Padre Giovanni diresse l’associazione sino al settembre del 2003, poi un aggravamento della sua salute gli impedì di seguire la sua amata opera. Fu sostituito dal presidente successivo, p. Guglielmo Pireddu, che ha continuato nel processo di modernizzazione dell’associazione nel nuovo scenario della cooperazione internazionale. Ad esempio, oggi le adozioni nominative a distanza di singoli sono state sostituite con l’adozione di determinati progetti, dislocati in Brasile e nel Madagascar. Ogni anno, inoltre, si selezionano tra le tante richieste d’aiuto quelle che meglio rispondono ad alcuni criteri di affidabilità, di promozione umana, di compartecipazione locale, di sviluppo sostenibile; da esse si traggono quei microprogetti a tempo determinato che si spera di realizzare nel giro di qualche anno. Realizzati questi progetti, lo sguardo subito si apre alla ricerca di nuovi orizzonti in cui vivere lo spirito della solidarietà e della gratuità.
Operazione Africa, ritiene fondamentali i viaggi, quale tappa fondamentale del cammino di crescita del volontario (a tutt’oggi quasi 300 giovani si sono recati in paesi del terzo mondo). Certamente, oggi non avviene più di andare in paesi lontani per realizzare qualche opera, sostituendosi a quanti, invece, dovrebbero impegnarsi nella sua realizzazione. Dunque, si tratta, prevalentemente di viaggi in cui delle piccole équipes verificano sia l’andamento dei progetti in corso di realizzazione, sia di quelli allo studio. L’ottica, pertanto, non è quella della sostituzione, bensì della compartecipazione; in cui mediante l’analisi fatta in loco si riesce a sostenere meglio quei processi di sviluppo che hanno bisogno di essere semplicemente accompagnati, nel riconoscimento della comune dignità di tutti i partners impegnati nel progetto.

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